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sabato 26 agosto 2017

0 Tu la conosci la storia di Renato Biagetti?

Tu la conosci la storia di Renato Biagetti?
Renato era un giovane di 26 anni laureato in ingegneria, faceva il tecnico del suono e la musica era la sua passione.
Il 27 agosto 2006, verso le 5 del mattino di domenica, di ritorno da una festa reggae in spiaggia sul litorale Romano a Focene, fu aggredito e ucciso a coltellate in un agguato da due giovani neofascisti.
Questi, manifestarono il loro odio contro la “zecca” che va alle feste reggae, con ben otto coltellate, di cui tre si conficcarono dritte al petto e al cuore di Renato che, poche ore dopo, sarebbe morto in ospedale.
Renato frequentava attivamente il centro sociale Acrobax di Roma. Parole come intolleranza e razzismo non erano nel suo vocabolario.
Aveva altri valori, e per questo fu punito.
Quella fu l’ennesima aggressione di un anno, il 2006, che a Roma si concluse con oltre 130 aggressioni di matrice fascista.

Per non dimenticarlo, il 27 Agosto a Focene e il 2 Settembre a Parco Shuster come ogni anno si terrá Renoize, un’iniziativa che cerca di far vivere le memoria di Renato attraverso la musica, la cultura e l’aggregazione contro ogni fascismo.
L'evento --> https://www.facebook.com/events/1395448547199027/?ti=cl

Di seguito la lettera di Stefania Zuccari, la mamma di Renato (fondatrice di Madri Per Roma Citta' Aperta)
"Mi chiamo Renato Biagetti. A me i fascisti non fanno paura. Non mi hanno mai fatto paura. Nemmeno quando mi hanno ucciso.
Quelli che mi fanno paura sono quelli che non dicono nulla, non vedono nulla, non sanno nulla. Quelli che ancora pensano che sono ragazzate o che “quelli come me se la sono andati a cercare”. Quelli che dicono che è folklore. Bandiere nere, svastiche, saluti romani. Folklore, come i ballerini con il tamburello o le processioni con il santo con appesi i serpenti. Fenomeni marginali, sacche di delinquenza. Risse tra balordi. Tre righe in cronaca.
Intanto si riscrive la storia. Si mischiano i morti. Si dimenticano cause, ragioni.
Io sono morto per loro. Non per voi. Sono morto per loro. E a loro continuo a pensare.

E’ tutto così assurdo. Un brutto film, uno di quelli in cui la sceneggiatura non gira. Eppure in quel film io ci abitavo, come ci abitate voi. Un Paese che ancora non si è stufato delle morti come la mia. Un Paese in cui tutto è normale. Anche morire fuori da una festa di musica reggae. 8 coltellate. Una è stata così forte che addosso mi è rimasto il segno del manico del coltello.
Tutto normale. Anzi normalissimo.
Cosa c’è di strano? Si comincia sempre così.
Di questo ho paura!"


CON RABBIA E CON INFINITO AMORE
Renoize2017
#IoNonDimentico

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