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venerdì 3 febbraio 2017

0 Ferrara, caso Aldrovandi: poliziotti "vittime del dovere"

La Corte dei Conti d'appello riconosce agli agenti condannati l'indulto amministrativo. Il papà del giovane ucciso dopo un controllo di polizia: "Ma quale dovere?"

 FERRARA - La Corte dei Conti d'appello ha decretato la conclusione del procedimento per il risarcimento al ministero di quanto pagato alla famiglia per l’uccisione – colposa – del diciottenne Federico Aldrovandi, deceduto a Ferrara il 25 settembre 2005 dopo un controllo di polizia. E dalla sentenza dalla seconda sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei Conti di Roma si evince che chi ha ucciso Federico Aldrovandi è “vittima del dovere” e come tale ha diritto ai benefici di legge per quegli appartenenti alle forze dell’ordine caduti o rimasti invalidi nella loro lotta alla criminalità organizzata o al terrorismo. A riportarlo è la testata "Estense.com".
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I quattro poliziotti - Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri - sono stati riconosciuti responsabili di omicidio colposo, perché, dalle ricostruzioni investigative, hanno ecceduto nell'uso della forza. Questo pronunciamento riguarda la lunga vicenda dei risarcimenti.

Si tratta della rivalsa dello Stato per il risarcimento pagato alla famiglia Aldrovandi. Con la sentenza di primo grado la Corte dei Conti aveva ridotto l'entità al 30%, imponendo di pagare 224mila a Enzo Pontani e Luca Pollastri e circa 56mila a Monica Segatto e Paolo Forlani. Poi la sezione di appello ha accolto la richiesta dei legali, secondo cui una norma in vigore nel 2005 prevede un indulto, corrispondente ad un'ulteriore riduzione del risarcimento, per circostanze di questo tipo.  I poliziotti si sono visti ridurre ulteriormente la pena pecuniaria: 150mila euro complessivi, spartiti in 67mila a testa per Pontani e Pollastri e 16mila per Segatto e Forlani. La riduzione, spiega Estense.com, è dovuta a un’eccezione presentata dall’avvocato della Segatto, Eugenio Pini, che ha messo sul tavolo della decisione l’articolo 1 commi 231 e seguenti della legge 266 del 2005, la cosiddetta “vittime del dovere”. La Corte ha così decretato che il giudizio è estinto a decorrere dal 25 marzo 2016. La sentenza revoca anche il sequestro conservativo dei beni dei poliziotti e dichiara inammissibile l’appello del procuratore generale della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna contro la sentenza.

Il padre di Federico: "Vittime di quale dovere?". "Non avrei voluto scrivere, ma sono costretto a puntualizzare…, perché non si perda il senso dei fatti e della realtà. Vi chiedo cortesemente di non offendere nessuno, come ogni volta del resto, per rispetto della vita e di un ragazzino che mai e poi mai avrebbe voluto che si fosse parlato di lui da morto". Così Lino Aldovandi, papà di Federico interviene sul pronunciamento dei magistrati rilanciato da Estense.com. Il suo post in Facebook, pubblicato stamattina, non fa sconti: "Vittime del dovere? Di quale dovere?
Quello di avere ucciso senza una ragione un ragazzino di 18 anni che quella maledetta mattina implorava a chi intervenne, quei 4 poliziotti, definiti “schegge impazzite” in Cassazione da un procuratore della repubblica durante la sua arringa, di aiutarlo con le parole inequivocabili di “basta e aiuto”, percosso addirittura mentre era a terra e con due manganelli tornati rotti in questura. Di cosa stiamo parlando?".

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